Attacco di panico o attacco d’ansia?
21/02/2022
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Si fa ancora molta confusione oggi fra i non addetti ai lavori sulla differenza tra attacco di panico e ansia. Molte persone infatti sperimentano con più facilità attacchi d’ansia pensando che si tratti di panico. Cerchiamo quindi di capire e chiarire quali siano le differenze e i sintomi che compaiono nelle due situazioni.


L’attacco d’ansia è dato da un intenso malessere in cui il soggetto si preoccupa per un evento imminente o sperimenta stati di paura o terrore. L’ansia è altamente collegata alla preoccupazione eccessiva per potenziali pericoli o minacce future che mantengono la persona in costante vigilanza, con aumento dell’attenzione allo scopo di prepararsi a fronteggiare un pericolo percepito. Essa quindi può essere fisiologica o patologica. La prima ci prepara ad affrontare in maniera adattiva una minaccia; la seconda è disfunzionale poiché, essendo persistente ed intensa, interferisce con la prestazione e può essere associata ad eventi neutri che non sono una reale fonte di pericolo.

I sintomi dell’ansia si possono suddividere in tre categorie:

  • psicologici: nervosismo, preoccupazione, tensione, alterazione della memoria e della concentrazione, insicurezza e timore;

  • fisici: dati da un’iperattivazione neurovegetativa sono costituiti da palpitazioni, tachicardia, ipersudorazione, vertigine, bisogno frequente di urinare, problemi gastroenterici, insonnia o frequenti risvegli durante il sonno;

  • tensione motoria: tremori, irrequietezza, agitazione, contratture muscolari e cefalea tensiva.

Quando l’ansia è patologica può evolversi in differenti tipologie di disturbi d’ansia, ognuno dei quali con un proprio profilo sintomatologico.

Una prima utile distinzione tra i due tipi di attacco si può quindi rintracciare nella durata: i sintomi dell’attacco di panico sono immediati, mentre quelli dell’attacco d’ansia possono essere persistenti e durare anche giorni, settimane o mesi.



L’attacco di panico invece è la comparsa improvvisa di disagio e malessere che raggiunge il picco in pochi istanti, periodo durante il quale si manifestano quattro o più di tredici sintomi fisici e cognitivi come:
palpitazione o tachicardia, sudorazione eccessiva, tremori o scosse, dolore o fastidio al petto, nausea o dolori addominali, sensazioni di respiro corto, difficoltà a respirare, sensazione di vertigine o svenimento, brividi o vampate di calore, sensazione di torpore o formicolio, sentimenti di irrealtà (derealizzazione) o di distaccarsi da sé (depersonalizzazione), paura di perdere il controllo o di impazzire e paura di morire.

Solitamente l’attacco di panico si distingue da momenti di ansia intensa per il tempo che impiega ad arrivare al picco di intensità, che di solito si manifesta nel giro di pochi minuti e per la maggiore gravità dei sintomi.
Durante un attacco di panico, quest’ultimi sono improvvisi e molto intensi, si presentano entro dieci minuti e poi la loro intensità si abbassa. Tuttavia alcuni attacchi di panico possono durare più a lungo e verificarsi in successione, rendendo difficile determinare quando un attacco termina e quando un altro inizia.

Gli attacchi di panico possono a loro volta manifestarsi in qualsiasi disturbo d’ansia, di solito in situazioni correlate alle caratteristiche centrali del disturbo. Tali attacchi sono definiti attesi, mentre quelli inaspettati sono quelli che si verificano spontaneamente, senza alcun innesco apparente.

La maggior parte dei soggetti con disturbo da attacchi di panico si aspetta in anticipo e ha paura di avere un altro attacco ed evita posti o situazioni che in precedenza avevano scatenato il panico. Essi spesso temono di avere un pericoloso disturbo cardiaco, polmonare o cerebrale e si rivolgono ripetutamente al medico o al pronto soccorso in cerca di aiuto.



Il trattamento
avviene spesso per mezzo di alcuni antidepressivi o le benzodiazepine, altro tipo di psicofarmaci, e con misure psicoterapeutiche come ad esempio la terapia dell’esposizione o quella cognitivo-comportamentale. Sono ormai di diffuso impiego le tecniche di respirazione e focalizzazione.
Alcuni soggetti guariscono anche senza trattamento, specie se continuano a confrontarsi con le situazioni in cui si sono verificati gli attacchi. Per altri invece, specie chi non effettua alcun tipo di trattamento, il disturbo di panico segue un decorso cronico e altalenante.

Il criterio della prudenza e del buon senso è sempre quello che dobbiamo tener mente per evitare prima di tutto di praticare una auto-diagnosi: è necessario un osservatore terzo, un professionista qualificato per poter dire se stai soffrendo di ansia o di attacchi di panico. La risoluzione spontanea di episodi d’ansia, per effetto molto probabilmente di una “desensibilizzazione” o esposizione progressiva e graduale alle situazioni ansiogene, non è tuttavia scontata e se riscontrate difficoltà nelle sfere della vita quotidiana è il caso di rivolgervi al medico o allo psicologo, almeno per un parere rasserenante.

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A presto,

Dott.ssa Lorenza Furlan