Spesso può succedere che alcune persone perdano il controllo mentre mangiano, lasciandosi andare ad episodi di abbuffata, di giorno o di notte, dimostrandosi incapaci di fermarsi e smettere di ingerire grandi quantità di cibo.
Fatta salva la doverosa premessa che non è consigliabile ne possibile fare autodiagnosi, vediamo assieme quali possono essere dei campanelli d'allarme:
- mi lascio andare a delle abbuffate e tutto avviene in modo compulsivo, con la sensazione di perdere il controllo e con un successivo senso di colpa
- Il peso corporeo tende ad aumentare (spesso con andamento fluttuante)
- inizio a sentire una preoccupazione eccessiva per il peso e la forma del mio corpo.
Quando si parla di patologia?
Quando le abbuffate si presentano una volta a settimana e per più di un mese si può ritenere di essere in presenza di una patologia: un Disturbo da Alimentazione Incontrollata o binge eating.
Queste crisi iperfagiche compulsive sono accompagnate da un forte disagio psicologico e seguite da un senso di colpa e di vergogna, che spesso inducono a mangiare da soli o di nascosto.
Il sintomo principale del disturbo è la crisi di binge eating che dal punto di vista psicologico può essere causata da:
- bassa autostima
- abbassamento dell’umore
- immagine fortemente negativa del proprio corpo
Questa patologia ha un grande impatto sulla vita della persona, la quale ritiene di avere un peso eccessivo e ne soffre, incontrando ripercussioni e difficoltà nei rapporti interpersonali che possono a loro volta condurre ad un sempre maggior isolamento.
Le implicazioni psicologiche, unite a quelle mediche, comportano un significativo peggioramento della qualità di vita.


Perché non riesco a controllarmi?
È importante sottolineare che il disturbo da alimentazione incontrollata, come qualsiasi altra modalità di assunzione emotiva del cibo, non ha niente a che vedere con la forza di volontà.
Mangiare emotivamente è una risposta che la mente ha imparato a dare ad un allarme interno percepito come insostenibile.
Alcuni cibi come gli zuccheri inoltre hanno un effetto sedativo/calmante e innescano un ciclo di gratificazione/pacificazione a causa del repentino innalzamento e ri-abbassamento della curva glicemica.
Si tratta quindi di una sorta di azione combinata molto efficace: in prima battuta il cibo dà l’illusione di riparare il disagio emotivo con un effetto premio/gratificazione immediato, ponendosi come un piacere; in un secondo momento l’assunzione di questi cibi svolge effettivamente un’azione pacificante sul sistema corpo/mente. È proprio questo duplice effetto ad instaurare un ciclo non disinnescabile con il semplice ausilio di mezzi cognitivi.
Cosa possiamo fare?
Il primo obiettivo è il raggiungimento di una corretta diagnosi. E’ importante che nei consulti specialistici venga indagata la presenza di questa problematica: spesso accade che i pazienti ne nascondano i sintomi per disagio o senso di colpa, a volte perché semplicemente non consapevoli di mettere in atto una condotta alimentare disfunzionale.
Il trattamento teraputico-riabilitativo migliore per tale disturbo deve essere condotto da un team multidisciplinare di specialisti come psicologi, psichiatri, medici internisti ed endocrinologi, dietisti ed educatori del movimento.