Alcune pellicole ci danno la possibilità, nei limiti del possibile, di capire, osservare ed “entrare nel vivo” di tematiche di un certo spessore, più serie e di difficile comprensione, quali ad esempio i disturbi mentali.
In “Qualcosa è cambiato” Jack Nicholson interpreta Melvin Udall, uno scrittore newyorkese di romanzi rosa schiavo di pensieri, ossessioni, compulsioni e rituali che costellano l’intera sua giornata. Melvin è razzista: detesta omosessuali, neri, ebrei, cani e vecchiette.
Simon, il suo vicino di casa omosessuale, è un noto pittore che subisce un’aggressione violenta. Per pagare l’assistenza sanitaria sperpera tutto il suo enorme patrimonio e, durante la convalescenza, è costretto ad affidare il suo cagnolino Verdell a Melvin.
Carol, una donna single che vive con la madre e il figlio debole di salute, fa la cameriera nel locale preferito di Melvin si reca quotidianamente per mangiare. Un giorno Carol è costretta a rimanere a casa col figlio e rinuncia ad andare al lavoro: questo episodio sconvolge le abitudini e la routine di Melvin, spingendo il protagonista a far visita alla donnna per capire la motivazione dell’assenza. Pur di riavere la sua cameriera preferita in servizio, lo scrittore invia a casa di Carol il suo medico personale con l’ordine di prendersi cura e far guarire il piccolo, senza badare a spese.
Nel frattempo Simon, ormai ridotto sul lastrico, cade in uno stato depressivo che gli impedisce di dipingere. Melvin comincia a diventare una persona importante e ricorrente nella sua vita, essendosi affezionato al cagnolino Verdell. I due uomini alternano scontri, seguiti da parole pesanti, a momenti di confidenza. Di qui si innescheranno una serie di vicende esilaranti ed al tempo stesso tragicomiche, che hanno stimolato qualche riflessione.


Una diagnosi per Melvin
Quando parliamo di “ossessione” ci riferiamo a pensieri intrusivi che procurano a Melvin timori e forti ansie.
Le “compulsioni” invece rappresentano comportamenti ripetitivi o azioni mentali che il soggetto si sente obbligato a mettere in atto, in risposta a un’ossessione o per osservanza a regole che devono essere applicate rigidamente.
Potremmo quindi con le dovute aprossimazioni formulare una rapida diagnosi del buon Melvin, come se fosse venuto davvero a trovarci nel nostro studio.
Per soddisfare una diagnosi effettiva di disturbo ossessivo compulsivo è necessario che vi siano alcuni elementi, denominati “criteri” in gergo tecnico, che è possibile reperire all’interno del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5).
Vediamone alcuni cercando di utilizzare qualche scena del film per capire meglio.
Ossessioni o compulsioni?
A. Presenza di ossessioni, compulsioni o entrambi
In Melvin è possibile notare la presenza di ossessioni e compulsioni quando, ad esempio, chiude la porta di casa con lo stesso numero di mandate, ripetute più volte e verifica la chiusura di cui non è mai completamente sicuro. Ha una preoccupazione eccessiva per l’ordine (notare la disposizione dei libri, dei dischi e dei fogli sopra la scrivania) la pulizia, il perfezionismo (es: scena in cui prepara la valigia per il viaggio con il vicino di casa e Carol) e il controllo. Ha paura dei germi e del contagio, si lava le mani e l’intero corpo con acqua bollente uper disinfettarsi, utilizza la saponetta una sola volta e poi la getta nel cestino. Fuori casa indossa dei guanti per proteggersi dal contatto e cammina senza mai calpestare le fughe del rivestimento del selciato. Mangia abitualmente in un ristorante vicino a casa, usando le proprie posate di plastica usa e getta riposte in un sacchettino di plastica.
Disagio e vita quotidiana
B. Le ossessioni o compulsioni fanno consumare tempo o causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
Melvin lavora da casa e questo potrebbe andare a sua vantaggio per una serie di motivi. I rituali gli portano via parecchio tempo durante la giornata, accendere e spegnere la luce cinque volte, così come chiudere la porta a chiave, le docce molto lunghe ed altri dettagli che avrete sicuramente notato nel film. Camminare per strada risulta essere un’impresa difficile (deve evitare la gente e le fughe del rivestimento del selciato) e spesso il protagonista evita alcuni luoghi proprio per queste ragioni. Altra scena emblematica del suo disagio è la scelta di acquistare una giacca nuova piuttosto che utilizzarne gratuitamente una a prestito dal locale per poter entrare in un ristorante a cena con Carol.
C. I sintomi ossessivo-compulsivi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza (per es., una droga o un farmaco) o a un’altra condizione medica.
Melvin non assume droghe e farmaci, e nemmeno psicofarmaci, anzi a detta sua odia le pillole.
Dietro la simpatia che Nicholson ha saputo ispirare si nasconde nel personaggio un vissuto di difficoltà e amarezza che ci spinge ad apprezzarlo ancora di più.
La redazione